Infinito Visivo

E allora mi prende un’altra vertigine, quella del dettaglio del dettaglio del dettaglio, vengo risucchiato dall’infinitamente piccolo, come prima mi disperdevo nell’infinitamente vasto.

Italo Calvino (Lezioni americane)

Non è un caso che all’inizio della loro avventura creativa, molti artisti abbiano basato il loro lavoro ricercando un’arte equilibrata e universale, pensandola come un mezzo per ottenere un’armonia che si adatta alla realtà. Tanto che non è raro, al di là degli schemi formali che caratterizzano le opere pittoriche, scoprirne la vena poetica, la vera essenza totale, in cui la sensibilità è canalizzata attraverso una ponderazione intelligente e ordinata che distribuisce i diversi elementi contenuti nel dipinto e che ne compongono l’immaginario visivo.
Secondo Alberto Giacometti «L’oggetto dell’arte non è riprodurre la realtà, ma creare una realtà della stessa intensità» e certamente è innegabile che alla base del lavoro artistico di Costanza Alvarez de Castro da sempre c’è un’attenta lettura e interpretazione di ciò che ci circonda, mettendo in atto un processo di riduzione dei dettagli in cui la rappresentazione della realtà concentra l’analisi e lo studio su fattori specifici della visione. Così in questo ultimo ciclo di lavori riuniti sotto il titolo di Infinito visivo” l’artista viene fortemente attratta dalla scomposizione e ricomposizione delle forme nello spazio, che le permettono di circoscrivere entro il perimetro determinato della tela, una sensazione di finito e di infinito. L’artista mette quindi in scena la contraddizione dell’immaginario, favorendo il colore e la stesura della materia, che risolve la superficie attraverso i toni, e le suggestioni della cromia. Mentre la poesia che nasce dai colori e dal loro accostamento, evoca evoluzioni interiori che manifestano una certa inclinazione per l’espressività della visione. Sottolineata ancor più dalla ricerca di colori sobri, con sovrapposizioni leggere ma che non tralasciano, talvolta, l’inserimento di una forte componente materica insita nell’oggetto riprodotto. Carlo Carrà diceva che «la pittura deve cogliere quel rapporto che comprende il bisogno di immedesimazione con le cose e il bisogno di astrazione» e gli elementi materiali che ritroviamo in queste tele, come i vari tipi di eliche, bitte, compassi, calamai, etc prendono origine dal suo rifuggire da una visione tradizionale, dalla ricerca di una concezione particolare, delimitando a volte il riconoscimento della loro origine, dalla carica emotiva essenziale quanto ineludibile.
All’interno della tela — sempre curatissima — l’horror vacui  la fa da padrone, privando la composizione di spazi vuoti. Genuino è il godimento che l’artista sembra provare nell’ iperdescrizione e nella definizione maniacale di ogni elemento dissolvendo l’ordine gerarchico vigente tra le cose, i cui i dettagli diventano protagonisti  “dipingere è più un impadronirsi che un rappresentare” (Philip Guston). Il taglio fotografico, molto frequente, dal quale derivano la sensazione di presa diretta dalla realtà e di immediatezza dell’immagine a tutti gli effetti attentamente costruita. La scelta dei soggetti, tramandati da una memoria personale, ci raccontano poi del suo raffinato gusto per il poco “osservato”, per l’artificio in grado di stupire, per i punti di vista inconsueti presenti anche in molti lavori precedenti. La prospettiva è tesa a stupire in modo da rivelare accuratamente tutti gli elementi del soggetto, per mostrarlo da più punti di vista. Modulandola al suo piacimento è al contrario libera di decidere quali e che cose mostrarci della realtà. Una realtà che, come dice il poeta Gibran Jalil Gibran dove  «l’arte è un passo dalla natura all’infinito».

Massimo Scaringella

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Giorno di Festa

GIORNO DI FESTA

Il 12 dicembre 2017 alle ore 18:30, verrà inaugurata Giorno di festa, mostra personale di Costanza Alvarez de Castro. La mostra presenterà al pubblico sei opere a olio di cui tre di grande formato e tre lavori di piccole dimensioni. Una delle opere esposte raffigura dei limoni situati su uno “sfondo non sfondo” mentre le restanti cinque ritraggono delle foreste pluviali, paesaggi che la giovane artista inventa a partire dai propri ricordi. Il titolo della mostra è un omaggio al poeta Jorge Luis Borges e in particolare si ispira a una poesia intitolata “Jardín” che ha sempre avuto per Costanza un’importante valenza.

Dal 12 dic 2017 al 12 gen 2018 – Spazio Menexa – Via di Montoro 3, Roma – dal lunedi al venerdi dalle 10:00 alle 19:00

Con un recente passato dedicato all’apprendimento di raffinate tecniche decorative, seguito da uno stage come decoratrice di scenografie teatrali, Costanza Alvarez de Castro affronta la pittura da cavalletto da una prospettiva diametralmente opposta: la quasi assenza di sfondo. Che si tratti di un ritratto, della rappresentazione di un frutto o di un animale, lo sfondo è semplicemente neutro: non asetticamente neutro, né simbolicamente neutro, e neanche storicamente neutro, come i ‘tenebrosi’ sfondi Caravaggeschi alle cui interpretazioni realistiche Costanza si avvicina con spirito moderno. Lo sfondo dei dipinti di Costanza avvolge, incamera, sostiene e mantiene vivi i soggetti rappresentati, elevandoli a icone contemporanee, destrutturandoli da ogni situazione ambientale per esaltarne gli aspetti vitali, pulsanti.

Chi conosce la Storia dell’Arte potrebbe essere tentato ad associare lo stile di alcuni suoi dipinti a un particolare ambiente cronologico o stilistico: La Natura Morta cinquecentesca fiamminga o lombarda, la ritrattistica neoclassica o del primo novecento, la metafisica contemporanea. Tuttavia i suoi soggetti emergono al di fuori di questi ambienti, pur rimanendone in qualche modo legati.

Del legame con l’antico Costanza mantiene la tecnica della pittura a olio, che adatta sapientemente attraverso una ricerca continua degli effetti. La scelta di dipingere a olio non è una scelta scontata. La materia di questa tecnica è complessa nella sua lavorazione, fatta di strati sovrapposti, velature, tempi di essicazione lenti e modi di stesura diversi che permettono sfumature, giochi di opacità e nitidezza cui l’occhio contemporaneo non è quasi più abituato; complessità cui l’artista dona sapientemente nuove possibilità, avvalendosi di una tecnica antica in chiave contemporanea, pur rispettando, con abilità e umiltà, le sue lavorazioni lente e complicate.

I suoi soggetti sono simultaneamente astratti e realistici, immortalati in un ambiente senza tempo e senza spazio reale, eppure molto tangibili nella loro fisicità e nei dettagli di ogni particolare: la luminosità di un melograno, l’espressione di un volto, la morbidezza del manto di una lepre. Dettagli non facili da eseguire a olio, soprattutto se si vuole interpretare questa tecnica allontanandosi da esempi del passato. Nei suoi ritratti si coglie un aspetto fresco, immediato e senza tempo, anche quando le persone indossano abiti contemporanei. La frutta e gli animali sono rappresentati in maniera quasi iperrealista, ma senza quell’effetto fotografico che distingue tali opere.

Tutt’altra direzione prende la serie recente di dipinti intitolati “Foreste pluviali”: in queste tele prevale lo sfondo, che fa al contempo da scenografia e da soggetto. Non è facile coniugare questi due termini in un’opera che vuole essere sia rappresentativa di un momento caro all’artista, dunque soggetto, che paesaggio naturalistico, dunque in qualche modo una scenografia naturale. Questi dipinti si pongono come opere in cui i soggetti fisici dei dipinti precedenti sono confusi in mezzo alla natura o addirittura assenti, e la maniera in cui è rappresentato il paesaggio, vuole illustrare non solo un soggetto naturalistico, ma anche un particolare “pezzo” di anima dell’artista, denotando una scelta volontaria di confondere e allo stesso tempo elevare a nuovo soggetto lo sfondo.

La grande qualità dei dipinti di Costanza sta nel sapere combinare l’accurata finezza dei dettagli con la solidità delle sue figure, eseguite con una materia pastosa e allo stesso tempo limpida e cristallina, indice di una tecnica raffinata ma sempre alla ricerca di nuove soluzioni.

Christina Underhill Danielli

Natura in Scena

La mostra, a cura di Giovanni Argan, presenta al pubblico l’ultima produzione della giovane artista romana, la cui poetica è incentrata sul dialogo tra realismo e classicismo. Costanza Alvarez indossa le vesti di regista e predispone nei suoi dipinti un “palcoscenico”, dove persone, frutti e animali recitano un silenzioso copione. L’intensa luce, al pari dei riflettori, investe i soggetti, conferendo loro corpo e presenza. Oltre, c’è solo il buio delle quinte. Nell’attenzione ai particolari e nella pennellata precisa si percepisce l’influenza della pittura fiamminga ed italiana di fine ‘500 e di pieno ‘600; mentre nei potenti contrasti chiaroscurali, che plasmano i soggetti facendoli emergere dal fondo scuro, si avverte l’eco della lezione di Caravaggio. Al fine di condurre indisturbata l’indagine sulla realtà, Costanza Alvarez introduce i soggetti delle sue opere in ambienti spogli, che le consentono di studiare le forme naturali in tutta la loro singolarità. L’artista indaga la Natura nel suo profondo, restituendola in una rinnovata dimensione, in cui i soggetti si disvelano nel poetico mistero della loro essenza.
Si alza il sipario: la Natura va in scena. L’artista indossa le vesti di regista e predispone un palcoscenico, dove persone, frutti e animali recitano un silenzioso copione. L’intensa luce, al pari dei riflettori, investe i soggetti, conferendo loro corpo e presenza. Oltre, c’è solo il buio delle quinte.
Potenti contrasti chiaroscurali plasmano le forme, delineano i contorni. Si avverte l’eco della lezione naturalista e luminista di Caravaggio: dal fondo scuro della tela emergono soggetti carichi di realismo.

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Catalogo Online

Per una copia cartacea del catalogo scrivere a info@costanzaalvarezdecastro.com

Video di Nicola Pietromarchi  

makemake.it

Ritratti

Costanza Alvarez de Castro con la mostra ‘Ritratti’ presenta per la prima volta al grande pubblico il suo lavoro pittorico. Partendo dalla realtà, analizzata in tutti i suoi dettagli, l’artista ricerca la natura evocativa della pittura stessa: nature morte, persone e animali, che pur richiamando iconografie tradizionali, esprimono una forte intensità attraverso un linguaggio moderno, dato soprattutto dalla densità delle tinte e da avvolgenti fondi neutri che ricordano quelli degli studi fotografici.
Con 13 opere di grande e medio formato e una serie di lavori di piccole dimensioni, l’artista cattura l’essenza del soggetto, sia esso una persona, un animale o ancora più semplicemente un frutto, sia a un livello figurativo di grande precisione, ma soprattutto a un livello emozionale, evocativo, che si disvela con semplicità e naturalezza. In questo senso, la tecnica pittorica è il mezzo per trasmettere emozioni come il corpo del ballerino lo è per la danza. Il ritratto, dunque, per Costanza Alvarez de Castro non è mai una riproduzione meccanica del soggetto ma espressione della sua sensibilità artistica, che unisce la pittura alla passione per il teatro e per la danza.