In occasione della Rome Art Week, dal 24 al 28 ottobre dalle 17:00 alle 19:30, Costanza Alvarez de Castro apre le porte del suo studio.
Mancano pochi giorni all’inizio di Raw, come ti senti all’idea di aprire le porte del tuo studio privato, perché hai deciso di farlo e cosa ti aspetti da questo scambio?
Sono entusiasta dell’iniziativa, penso sia un’opportunità per mostrare il mio lavoro a chi non lo conosce, mi sembra un’iniziativa veramente aperta a tutti. E anche un modo per conoscere altri artisti e gallerie, avere una visione più completa di quello che ci sta a Roma in termini di arte contemporanea.
Qual è il tuo personale punto di vista sull’arte contemporanea a Roma?
Passeggiando per le strade di Roma ci si trova frequentemente davanti a varie gallerie d’arte contemporanea o a studi di artisti e quello che si vede al loro interno a volte mi lascia un po’ attonita. Penso di essere l’artista più giovane di Raw e credo fortemente nell’importanza
della tradizione. Salvador Dalì diceva: «Non preoccuparti di essere moderno. Sfortunatamente è la sola cosa che, qualsiasi cosa tu faccia, non potrai evitare», ecco io sento che a volte vi è un’ossessione nel cercare di trovare qualcosa di “nuovo”, di “diverso” ma sento che così si sta distruggendo la bellezza e l’importanza della pittura. Che fine ha fatto l’approfondita conoscenza del disegno, lo studio quotidiano della natura, dell’anatomia, dell’architettura? Ho paura che stiamo dimenticando la bellezza delle cose semplici, delle cose che ci circondano, non osserviamo più, abbiamo la tecnologia ad “aiutarci” e non sappiamo più guardare.
Trovi che nelle tue opere siano presenti forze contrastanti da cui trae origine la tua ispirazione?
Ricollegandomi alla domanda precedente, io credo nell’importanza della pittura come era una volta, dipingo nel modo più tradizionale possibile. Accordo un’importanza immensa alle linee del mio disegno, al colore, alla pennellata. Raffiguro soggetti essenzialmente realistici, senza cercare un iperrealismo fotografico, dipingo, a mano libera, guardo e rappresento quello che vedo lasciando trasparire la mia personale interpretazione dell’oggetto. Allo stesso tempo per inserirmi in un contesto “contemporaneo” lavoro sulle dimensioni, sulla composizione e cerco di dare una mia personale forma di contemporaneità ai miei soggetti piuttosto “classici”.